Scoppia il caos (si fa per dire!) e cominciano a partire dichiarazioni di avvocati e pezzi grossi delle associazioni come L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che fa paura pure a me che non sono un prefetto (questa è sottile).
Ma non è finita. 68 di questi rifugiati vengono fatti rimpatriare in Egitto. Voi direte: "embè? Lo sappiamo che ormai siamo uno stato intollerante che usa sistematicamente i respingimenti". Si, questo lo so, però a quanto pare quel giorno lì c'erano seri dubbi che non fossero tutti egiziani (come invece dichiarato dalle autorità) e sembra che non siano stati fatti tutti gli accertamenti del caso per assicurarsi che tra di loro non ci fossero rifugiati politici. Insomma qualcosa puzzava. Ma niente, nonostante le "pressanti" richieste di accertamenti da parte di avvocati i 68 presunti egiziani sono stati rispediti in Egitto, così...come se fossero una raccomandata senza ricevuta di ritorno.
Ma non è finita. Voi direte: "e che palle, ancora? Che altro è successo a Catania?" Niente (questo "niente" noi siciliani lo usiamo molto per introdurre qualcosa di cattivo), è successo che mentre a Catania la delinquenza dilaga in pieno centro, mentre per ciascuna piazza catanese il sabato sera si arriva a "fatturare" 30 mila euro per spaccio di droga e mentre la mafia penetra anche nel bagno di casa dei catanesi (l'80% di loro paga il pizzo!) all'aeroporto di Catania, sede di una "grandissima, esagerata e minacciosissima" protesta da parte di "criminali" meglio conosciuti col nome di pacifisti vengono impiegate le forze antisommossa. Ripeto, antisommossa...a Catania...per una protesta! Bisogna riconoscere una certa coerenza di operato.
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